PORTFOLIO 2017

La superficie specchiante, fin da quando l’essere umano senziente vi ha riconosciuto per la prima volta se stesso, ha suscitato in lui reazioni di significato opposto. Questo ci ricollega alla natura stessa delle Immagini, al loro potere seduttivo ed al principio formale di essere profondamente ambigue. Freud ha osservato che nei sogni si opera una fusione tra contrari che finiscono per l’essere rappresentati da un’unica cosa, da un’unica figura; lo stesso procedimento che si individua analizzando l’evoluzione del linguaggio. Lo stesso Freud cita Karl Abel nel sostenere che, nelle lingue antiche, parole contenenti significati opposti venissero espresse con la medesima radice linguistica. Similmente anche le immagini speculari possono avere attribuzioni di senso opposto. Lo specchiarsi era considerato, da tempo immemorabile, vettore di conoscenza e di valutazione estetica ma anche veicolo di relazione con creature demoniache o con la morte stessa, oppure essere in rapporto con la figura del Doppio, nelle sue connessioni specchio/immagine/anima. Questa tematica del Doppio è anche delle più diffuse in arte e letteratura, forse per quel Gap di consapevolezza dell’essere umano quando riflette su se stesso. Se poi lo specchio viene infranto, tale evenienza è da sempre considerata somma disgrazia. Non più “oggi” in rapporto con il valore monetario dell’oggetto, ciò che crea angoscia è che l’immagine si frantumi in esso, alludendo ad uno spaventoso smembramento dell’unità corporea che vi trovava prima la sua composizione.

Non per niente Jacques Lacan ha chiamato Fase dello specchio il momento in cui il bambino, prima in contatto solo con oggetti psichici parziali, costruisce il suo Io sulle prime identificazioni a figura intera; identificazioni che si sovrapporranno in seguito, le une alle altre, come una cipolla. C’è da dire poi che noi non vediamo mai il nostro volto e parzialmente il nostro corpo. Vi entriamo in relazione esteticamente solo per induzione dalle reazioni che suscitiamo negli altri, dalla sensibilità propriocettiva, dalle sensazioni di piacere o dolore … Così la superficie specchiante ci dà un indizio di totalità ideale, ma sempre biffata, barrata dal mistero del dubbio, dal timore della frammentazione e della vacuità della consapevolezza totale. (Carla Guidi, 2017)