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Riflessi e bagliori tra la memoria dell’Acqua e l’oscurità del Tempo
Se la Bellezza sta solo nell’occhio di chi guarda, non ci salveremo. Invece l’antica Dea continua a guardarci, nello spettacolo del Mondo, mentre noi la guardiamo in ogni riflesso d’acqua, chiara o scura, illuminata dal sole o dal chiarore della Luna, che rifletta la nostra impotenza, la nostra ombra, ma anche la nostra poesia … Le foto di Valter Sambucini indagano questo sguardo e quello della Natura afflitta e splendida che ancora si riflette in noi, suscitando la speranza di una salvezza del Mondo, in quello che ci è più caro. Il concetto di “memoria dell’acqua”, proposto per la prima volta da Jacques Benveniste è stato ripreso recentemente dal premio Nobel per la medicina Luc Montagnier. Ricordando che l’acqua è un vettore ideale per l’informazione elettromagnetica, possiamo citare anche le ricerche del biochimico e ricercatore giapponese Masaru Emoto, effettuate dopo aver incontrato il bio-chimico Lee H. Lorenzen, scopritore della microcluster water (un’acqua energizzata avente effetti terapeutici).
Queste ricerche, ormai note, evidenziano con foto, che i cristalli d’acqua congelata si strutturano in una complessità armonica oppure creando forme amorfe e squilibrate, “brutte” secondo i nostri criteri estetici, a seconda dei messaggi che ricevono. Questo evidenzia non solo la complessità della vita, dove noi ed il nostro ambiente formiamo un Sistema, ma che la nostra maniera di pensare si evolve e si modifica, immersi in un campo elettromagnetico come siamo, ma anche in un tessuto di informazioni e di linguaggi (arte compresa) che ci modifica, mentre noi agiamo su di esso.
La prima superficie specchiante scoperta dagli esseri umani è stata presumibilmente l’acqua, fonte della vita e del piacere, ma anche suscitatrice di emozioni di significato opposto. Questo ci ricollega alla natura stessa delle Immagini, in fondo al loro potere seduttivo ed al principio formale di essere profondamente ambigue. Freud aveva osservato che nei sogni si opererebbe una fusione tra contrari, che finiscono per l’essere rappresentati da un’unica cosa, da un’unica figura; lo stesso procedimento si è individuato analizzando l’evoluzione del linguaggio. Il fotografo Valter Sambucini, non matematico come Lewis Carroll, ma ingegnere informatico, avvezzo quindi alle seduzioni del web, ha deciso di inseguire gli ultimi bagliori di una Natura filtrata attraverso la manipolazione della tecnologia, immergendosi nell’inganno delle immagini virtuali delle superfici specchianti a denunciare la nostalgia della Bellezza, in attesa della sua (forse) definitiva scomparsa.
Egli cattura queste rifrazioni dalle superfici quadrettate di palazzi, coperti integralmente di vetrate, oppure nelle sottili increspature riflettenti dell’acqua ferma. La fotografia infatti è al tempo stesso uno specchio magico ed una tecnologia, una squisita forma d’arte ed un tentativo di riprodurre la realtà ovvero soprattutto di Ricrearla, ma naturalmente sempre un linguaggio che tradisce le scelte del suo autore ed una forma di terapia, una cura dolce e rispettosa della vita come l’omeopatia, nel tentativo di guarirci dal male di vivere.
Carla Guidi – www.carlaguidi-oikoslogos.it